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Le arti belle in Toscana da mezzo secolo XVIII ai dì nostri

254964
Saltini, Guglielmo Enrico 20 occorrenze
  • 1862
  • Le Monnier
  • Firenze
  • critica d'arte
  • UNIFI
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Le arti belle in Toscana da mezzo secolo XVIII ai dì nostri

veduta Roma, si dette ad operare e non senza lode. Sono ivi di suo disegno la Canonica di Santa Maria delle Carceri, la porta del collegio Cicognini e l

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, oggi propositura del suburbio senese (1828), e la facciata della chiesa dell’educatorio di Santa Maria Maddalena in quella istessa città sono sue

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ancora il ponte detto di Santa Trinità presso la fortezza vecchia, e devesi a lui il lodatissimo progetto per gli Spedali, secondo il quale si

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architettoniche del magnifico tempio; il campanile della chiesa di Santa Croce nel 1847; i nuovi adornamenti e il gran vestibolo fatto di pianta al R

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maestri. E da ciò si potrebbe trarre argomento di vita; la quale vogliamo sperare apparirà manifesta a questo concorso aperto per la facciala di Santa

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del Machiavello e del Lami in Santa Croce di Firenze, l’Angelo sulla porta di mezzo del Battistero, le statue della sala degli stucchi ai Pitti, e

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Santa Maria Novella di Firenze, e gli altri due nel tempio di Santa Croce di questa istessa città, eretti al pollacco Michele Skotnicki, e al celebre

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la morente contessa Sofia Zamoiscka, e il transito di Leon Battista Alberti, monumenti collocati nel tempio di Santa Croce; e gl’infiniti ritratti dei

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Pisa sulla piazza di Santa Caterina, la bella statua colossale di Pietro Leopoldo, avvolta nel romano paludamento e in atto di porgere ai Pisani le

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fatto i modelli per gli ornati della porta maggiore della facciata di Santa Croce, ma la stolta presunzione di chi pretendeva che l’artista lavorasse a

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. I lavori di squisito disegno e di perfetta esecuzione eseguiti nei monumenti della contessa d’Albany e dell’architetto Digny in Santa Croce di

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, a Siena la volta della Chiesa di Santa Maria della Misericordia, presso Livorno le pitture della cupola della Chiesa di Montenero e per Bologna

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gli studj, fermò il domicilio, e operò. Che che ne sia, la patria serba di lui poche cose. Ricordiamo tra queste il quadro ov’è espressa santa

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rappresentante Ulisse nella reggia d’Alcinoo che piange, udendo Femia cantare le vicende della guerra troiana; e il quadro del martirio di Santa Irene

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composizione. Ricordiamo la sala d’Ulisse ai Pitti, ove rappresenta quel saggio che ritorna ad Itaca sua, e la cappella Spinelli in Santa Croce di Firenze

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del Carmagnola, ricavato dalla scena ultima della tragedia del Manzoni, e disegnò per la chiesa di Santa Croce il cartone del Sant’Antonio che

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pastori (1821), gli meritò assai lode e promise in lui un artista valente. Nè il suo dipinto dei Martiri per la chiesa di Santa Felicita, il San Cammillo

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all’arte questo giovane volonteroso. Fece il Cecchi molte incisioni; ma tra le principali si ricordano solamente una Santa Vergine da Annibaie

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duomo d’Arezzo, eseguita nel 1796; il suo maggior altare nella chiesa di Santa Maria Novella di Firenze, inalzato nel 1807, ma nel decorso anno disfatto

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nella Maddalena da Paolo Veronese, nel Bacio della Reliquia da Andrea, e nella Santa Famiglia da Raffaello, mostrò assai capacità nel maneggiare il

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